Esploratori di Noi Stessi

La scoperta della nostra ignoranza è inizio per tutti noi della conoscenza (come lo è in geografia, astronomia e in tutte le scienze) e per questo è bene avere un’idea di quanto ignoriamo solitamente della psiche e delle nostre dinamiche di personalità. Non sapendo di non sapere rimaniamo in balia della società, dei condizionamenti, delle aspettative altrui.

Il fatto è che con ogni probabilità ci troviamo ancora ad uno stadio molto basico o, ad essere ottimisti, abbiamo appena raggiunto le soglie della comprensione di noi stessi per quanto riguarda la coscienza e l’utilizzo dei nostri spazi e facoltà interiori.

Possiamo usare una metafora, sebbene non facile da digerire per il nostro orgoglio: che cosa pensare di chi negasse il fatto che la Terra giri intorno al Sole? O, in un campo più pratico, di chi che volesse guidare un’automobile senza avere la minima idea di come questa funzioni e senza conoscerne i comandi? O ancora, di una persona che volesse coltivare un campo senza saperne nulla di agricoltura? Non è facile da ammettere ma altrettanta ignoranza si riscontra in tutti noi per quanto riguarda il mondo psichico, le dinamiche che lo governano, la salute della nostra personalità.

Purtroppo questo implica commettere inevitabilmente continui errori e leggerezze nel trattare o rivolgerci alla nostra psiche. Uno degli errori più frequenti e dannosi è quello del voler reprimere le proprie energie vitali e psicologiche, invece di apprendere come veicolarle e focalizzarle, così che tali energie possano invece venire utilizzate al meglio nella nostra vita personale e relazionale. Uno sforzo di pura repressione è stupido e sicuramente destinato all’insuccesso, quanto quello di un ingegnere che trovandosi di fronte ad un fiume straripato nei campi, cercasse di ridurne il corso gettando pietre o costruendo un ostacolo nel mezzo del letto. L’acqua finirebbe inevitabilmente con l’abbattere l’ostacolo o, anche dovesse egli riuscire a respingere l’acqua all’indietro, il risultato sarebbe comunque l’aridità.

Il metodo migliore sarebbe naturalmente quello di costruire argini laterali, e usare quindi l’acqua per irrigazione, o a fini produttivi come la costruzione di una centrale idroelettrica o di un mulino. Ma con le acque interiori dei nostri istinti, passioni e sentimenti, non siamo ancora arrivati a questa capacità di indirizzo e sintesi, e il risultato è un enorme spreco di energie vitali e psicologiche, con un ammontare corrispondente di sofferenza e frustrazione.

Un altro errore frequentissimo è quello della ricerca di distrazione ad ogni costo al fine di soffocare il dolore o di fuggire difficili e sgradevoli problemi e situazioni. Nonostante tutti noi fatichiamo a vederlo questa è la modalità meno corretta di confrontarci con noi stessi e la nostra vita, tanto quanto quella di un chirurgo che abbandonasse la sua postazione per andarsene a dormire o a giocare proprio durante il momento più delicato di un’operazione a cuore aperto.

Altro segnale della nostra scarsa conoscenza psicologica è il continuo giustificare, senza dubitarne o comprenderne il rischio, gli impulsi ad agire o a scegliere che sorgono in noi da complessi strutturati come il senso di colpa o di inferiorità, o dei nostri bisogni narcisistici. Da questo punto di vista ci comportiamo come l’imprenditore, che, nella sua azienda o professione, segua il consiglio di persone incompetenti, o peggio i suggerimenti di un agente che in realtà agisce a beneficio dei suoi rivali. Veri e propri parassiti, sanguisughe e sabotatori interni.

La sistematica trascuratezza e l’irrigidimento di una delle nostre più preziose facoltà interiori, l’intuizione, è un altro errore comune che impoverisce una personalità spesso già indebolita. A questo riguardo, siamo altrettanto sconsiderati di qualcuno che, avendo l’opportunità di essere guidato da un insegnante molto saggio e sperimentato, non facesse uso di tale opportunità, per seguire invece chi più lo manipola, condiziona e sabota.

Ugualmente grossolani e dannosi sono gli errori che compiamo continuamente nelle nostre relazioni vitali con gli altri, anzi potremmo dire che qui le cose si complicano e peggiorano al quadrato. I rapporti umani offrono numerosi esempi di conflitti più o meno evidenti che portano a incomprensioni e sofferenza. Ci sono parecchi fattori, certo, che tendono ad accrescere le difficoltà e l’infelicità a questo riguardo; per esempio, la mostruosa pressione della struttura sociale e le sue disumanizzanti pretese economiche e di immagine; disturbi e conflitti psicologici derivanti dal tentativo di appagare il  narcisismo altrui e dalla evaporazione delle relazioni. E anche qui purtroppo la mancanza di comprensione psicologica aggiunge purtroppo ulteriore disordine e dolore a tutti noi.

Il punto di sintesi allora non è innanzitutto una lista di strumenti e pratiche (importanti ma da strutturare individualmente dopo la presa di coscienza della propria unicità) quanto la presa di consapevolezza della propria capacità residua (o mai del tutto riconosciuta e allenata) della possibilità di comprendere, dirigere e trasformare la nostra personalità, le nostre relazioni e la nostra influenza positiva e costruttiva rispetto al mondo che ci circonda partendo da una capacità ampliata di leggere quelli che possono essere i propri sintomi come segnali di inaridimento, impoverimento, irrigidimento psichico e relazionale.

Come ci ricorda C. G. Jung: “l’uomo in pace con se stesso, che conosce e accetta se stesso, dà il suo infinitesimale contributo al bene dell’universo. Ognuno presti cura e attenzione ai suoi conflitti interiori, personali e relazionali e avrà ridotto di un milionesimo di milione la conflittualità del mondo.”

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